martedì 24 settembre 2019

Chastity Belt: "Chastity Belt" (Hardly Art, 2019)


Questo è il giorno ideale, almeno dalla mia finestra, per ascoltare il nuovo album delle Chastity Belt: cielo plumbeo, pioggia fine e incessante, temperatura in calo drastico, e quell'aria indecisa che ogni lunedì assume quando l'estate scivola nell'autunno senza un minimo preavviso.
Eppure in questo omonimo, quarto, album c'è una scintilla a bilanciare le composizioni intimiste e venate di nostalgia postadolescenziale. Una sorta di bagliore al neon che allo stesso tempo ipnotizza e illumina fiocamente una strada priva di pericoli alla vista, rassicurante e stimolante nella sua progressione, proprio come le 10 tracce composte, suonate, e cantate dal quartetto (adottivo) di Seattle. 
Julia Shapiro è bravissima a ricreare l'empatia da ostello con le altre componenti della band, a delineare uno spazio aperto e libero dove le confidenze anche scomode scaturiscono senza forzature, dove le voci incrociano gli strumenti senza mai una sbavatura.
"Chastity Belt" è infatti costellato di ormoni e sentimenti, consapevolezza e buoni auspici, s'intuisce perfettamente come il passato sia un necessario bagaglio esperienziale che non tornerà più, nel bene e nel male.
E a testimonianza di questa (sofferta ma imprescindibile) evoluzione esistenziale, anche la forma canzone si spiega con raffinatezza e maturità inaspettate: ecco allora i violini comparire per la prima volta facendo il paio con i synth, poi una maggiore fluidità tra liriche e musiche, e infine la sinergia matematica tra le ragazze quando si smazzano le diverse parti vocali. A dimostrazione di un feeling ritrovato al volo dopo un breve stand by, e conseguenti progetti individuali, nel recente passato.
Due anni di attesa dal precedente "I Used To Spend So Much Time Alone", evidentemente spesi molto bene, ed eccoci qua con una nuova raccolta di canzoni struggenti eppure a loro modo sbarazzine.
Con le chitarre di Julia Shapiro e Lydia Lund a sprizzare quintali di melodie irresistibili e flasback continui e indecisi tra neopsichedelia, new wave, e shoegaze. Con il basso imperioso di Annie Truscott e la batteria metronomica di Gretchen Grimm a puntellare l'intera tracklist, secondo dopo secondo.
"Chastity Belt" è stata davvero una sorpresa inaspettata e gentile: generosa nel dispensare momenti chiaroscurali quanto nel lenire il fallout di certi giorni bigi, dominati dai massimi sistemi e dalle loro conseguenze.
On repeat, dolcezza, on repeat!



Ascolta: "Effort", "Apart", "Split"


Hardly Art


Davide Monteverdi