lunedì 28 gennaio 2013

RECENSIONE _ GRAVE BABIES CURATA DA DAVIDE MONTEVERDI (DEEJAY DAVE)



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Grave Babies: “Crusher” (Hardly Art, Cd 2013).



http://www.hardlyart.com/





Mi sono appena fatto un giro assurdo negli anni 80.
Perché “Crusher”, secondo album in studio per il combo di Seattle, sta tutto qua. A differenza delle note autoreferenziali dell’etichetta che spacciano un gruppo Post Punk come un’entità aliena, del tutto innovativa, comunque diversa dalla storia intera.
E invece ecco gli strampalati adulatori percorrere gli stessi sentieri, seguendo pure le medesime impronte, di tipacci come Christian Death, Danse Society e Play Dead, apparecchiati con tutto l’immaginario Gothic del caso.
Solo che adesso siamo nell’era Hipstamatic, dove il colore sbiadito sublima in un grigio/nero dominato dal feedback e dai glitch di fondo piazzati ad hoc, confondendo i Dinosaur Jr con i Joy Division, i Theatre Of Hate con gli Helmet, gli Psychic Tv con gli Horrors senza desiderio di continuità.
Nei dodici episodi di “Crusher”, che meglio afferrano forme e movenze di canzoni vere e proprie, c’è forse spazio per una lontana ironia, ma nessun amico, sappilo,  ti spalancherà entusiasta la porta di casa  alle 7 di una domenica mattina nebbiosa.
Con quel ghigno in hangover e le orecchie in fiamme per l’overdose di synth nevrotici e scompensati.
L’autismo sonico è tra noi kids, con  le dovute riverenze dell’ultimo secondo a Nirvana (magari “Bleach”?), Ministry, Einsturzende Neubauten, O.M.D. e chi più ne ha più ne metta.
“Crusher” è la fottuta pecora nera che violenta Heidi all’orizzonte, un tuffo nel mare di notte con quel sadomachismo elegante che non guasta se dosato da sottili siringhe ipodermiche.
Un disco bello e perverso questo, come solo il neoromanticismo può essere all’ora del thè in casa Manson.

Deejay Dave.

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