mercoledì 25 gennaio 2017

BEN WATT + BERNARD BUTLER @ SANTERIA.



Dopo il vuoto pneumatico di gennaio, finalmente la musica torna a riaccendere Milano. Difficile trattenere l’emozione: ebbene sì, Ben Watt – metà barbuta degli Everything but the Girl e di molte altre cose sfiziose – fa scalo in Viale Toscana con al fianco Bernard Butler per presentarci il nuovo album Fever Dream, composto a quattro mani con il chitarrista degli Suede e un pugno di ospiti uber cool a corollario. Lasciate a casa però le danze sfrenate e i consueti orpelli da concerto, e preparatevi a planare su oniriche pianure irradiate di folk e caramelle psichedeliche. Attenzione: evento ad alto tasso di emozioni.

Davide Monteverdi

sabato 7 gennaio 2017

HIBOU MOYEN: "FIN DOVE NON SI TOCCA" (Private Stanze, 2016)


Hibou Moyen è Giacomo Radi, circondato da amici musicisti, seduto su una poltrona comoda a suonare e a riflettere sulla vita.
"Fin Dove Non Si Tocca" è un capitolo, il secondo della sua carriera solista, intriso di delicatezza ed educazione sonora.
Pregiato e pregevole nei testi come nella sonorizzazione dei sentimenti, magistralmente compressi in 10 brani dall'ottima produzione di Umberto Maria Giardini.
La sensazione è che i continui rimandi a qualcosa d'altro limitino la completezza di un disco nato per esprimere se stessi, come chiunque abbia bisogno di un angolo polveroso per vivere lentamente e piangere di meraviglia.
C'è dell'intimismo nelle parole di Giacomo, ma mai debordante nel nichilismo inutile.
C'è della luce fuori dai 10 piccoli tunnel che mantiene salda la speranza di un rettilineo soleggiato e sicuro.
L'ho ascoltato molte volte questo Hibou Moyen nuovo di zecca: il cantautorato italiano minore 2.0 bussa alla porte ed è un piacere farlo entrare come un vecchio amico di ritorno dal nulla.
Consigliato, nella speranza di vederlo nel prossimo futuro su qualche palco non necessariamente di provincia.






Davide Monteverdi.



mercoledì 4 gennaio 2017

TUNGUSKA: "A GLORIOUS MESS".


Ai Tunguska non avrei regalato nemmeno gli ultimi 2 tiri marci della mia ultima Marlboro.
Già a partire dal nome puzzavano di pacco, per non parlare della copertina dell'album che sembrava assemblata dall'ultimo studente psicotico della peggiore classe dello IED.
Pregiudizi urbani.
Saccenza metropolitana.
Ignoranza bovina.
Poi la solita notte a spasso per certe lunghe strisce d'asfalto della provincia depressa, e nulla di bello da mettere nel lettore della macchina.
Tranne appunto questo "A Glorious Mess".
Una scommessa accompagnata da una piccola bestemmia.
Perchè viaggiare al buio, con i pensieri esplosi, presuppone una colonna sonora degna di un pugno in faccia.
O di una carezza calda come solo le domeniche in famiglia sanno essere.
Gennaro Spaccamonti e Nicola Monti, ovvero il duo chiamato Tunguska, questa scommessa un pò bizzosa e sbilenca l'hanno vinta a mani basse, ascolto dopo ascolto, tanto da conquistarsi l'heavy rotation in una manciata di pezzi.
Esattamente 11.
A cavallo della riga di mezzeria sbiadita.
Rasserenando ore di nebbia dietro ai fanali rossi di camion bielorussi.
Momenti di vita preziosi, dove un Ty Segall romagnolo e godereccio si brucia il cervello con tonnellate di dischi britpop e shoegaze, mangiando cassoni e piadine alla kriptonite, senza disdegnare aree di servizio psichedeliche prima di buttarsi in spiaggia con il corpo sciolto.
Capito tutto?
I Tunguska sono freschezza e uno zaino pieno per l'Erasmus: sono l'Italia dei cervelli buoni da esportare, magari da Forlì (città di provenienza?) fino alle porte d'Orione.
Bravi!






Davide Monteverdi.