Ai Tunguska non avrei regalato nemmeno gli ultimi 2 tiri marci della mia ultima Marlboro.
Già a partire dal nome puzzavano di pacco, per non parlare della copertina dell'album che sembrava assemblata dall'ultimo studente psicotico della peggiore classe dello IED.
Pregiudizi urbani.
Saccenza metropolitana.
Ignoranza bovina.
Poi la solita notte a spasso per certe lunghe strisce d'asfalto della provincia depressa, e nulla di bello da mettere nel lettore della macchina.
Tranne appunto questo "A Glorious Mess".
Una scommessa accompagnata da una piccola bestemmia.
Perchè viaggiare al buio, con i pensieri esplosi, presuppone una colonna sonora degna di un pugno in faccia.
O di una carezza calda come solo le domeniche in famiglia sanno essere.
Gennaro Spaccamonti e Nicola Monti, ovvero il duo chiamato Tunguska, questa scommessa un pò bizzosa e sbilenca l'hanno vinta a mani basse, ascolto dopo ascolto, tanto da conquistarsi l'heavy rotation in una manciata di pezzi.
Esattamente 11.
A cavallo della riga di mezzeria sbiadita.
Rasserenando ore di nebbia dietro ai fanali rossi di camion bielorussi.
Momenti di vita preziosi, dove un Ty Segall romagnolo e godereccio si brucia il cervello con tonnellate di dischi britpop e shoegaze, mangiando cassoni e piadine alla kriptonite, senza disdegnare aree di servizio psichedeliche prima di buttarsi in spiaggia con il corpo sciolto.
Capito tutto?
I Tunguska sono freschezza e uno zaino pieno per l'Erasmus: sono l'Italia dei cervelli buoni da esportare, magari da Forlì (città di provenienza?) fino alle porte d'Orione.
Bravi!
Davide Monteverdi.
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