Marissa Nadler atterra a Milano nel frenetico mercoledì prenatalizio e il Santeria Social Club si trasforma, per incanto, in un luogo di culto privo di ninnoli superflui. La sacerdotessa di Washington che, per carisma e intensità lirica, è diventata una figura di spicco nei circuiti rock “di confine”, presenta il suo nuovo Strangers, atteso seguito dell’acclamatissimo July. E lo farà con quelle maniere eleganti e stralunate che ci hanno fatto innamorare di lei senza ritegno, balzando tra le pieghe della notte come se Tim Burton stesso l’avesse tratteggiata per uno scherzo in bianco e nero. Più che a un concerto nell’accezione classica del termine, sembrerà di stare a un esclusivo sabba per perdute auree metropolitane. Immaginate i vocalismi da mezzosoprano di Marissa con il mood crepuscolare delle nuove composizioni, sempre più di folk trasognato che nervosa infilata di quadretti noir, date una leggera scorsa ai testi e la semplice curiosità diverrà attrazione compulsiva.
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