La prima volta che ho ascoltato i Fenster non avevo ancora ben chiaro nulla nella vita.
Il sole stava a picco, i 30° erano alle porte, il caffè nero era l’unico grande assente e, detto tra noi, i kids non mi suscitavano la benché minima vibrazione degna di nota.
Insomma era la solita etichetta figa, superintellettuale, con uscite clamorose anche di provenienza italiana, che qua ai Caraibi mi ha trasmesso l’istantaneo prurito di corrermene lontano, via dalle ritmiche incerte e da quei soffi vocali striminziti.
Poi i giorni sono rotolati via veloci, velocissimi.
In casa arriva un cane in convalescenza, lo stress viaggia in altalena e le nuvole veloci e chissà che altro mi hanno riportato qui, a “The Pink Caves”, coi piedi per terra e le note in mano di questo secondo album della band con base a Berlino, ma diramazioni importanti in almeno 5 stati differenti.
I suoni del disco sono diventati caldi, in una ridda di rimandi pregiati, così come le 12 canzoni che lo compongono non arrivano mai al confine temuto della noia, tenendosi a distanza di sicurezza da minutaggi spietati.
L’immediatezza però non fa il paio con i primi ascolti, anzi, l’urgenza è proprio lasciar respirare il prodotto come si fa con un buon vino per poterne cogliere ogni minima, preziosa, sfumatura in seguito.
Ed è così che lavora “The Pink Caves”, colpendo ai fianchi con lentezza risoluta e sicurezza nei propri mezzi, viaggiando sinuoso in compagnia di Nico, Kings Of Convenience, Warpaint, Ralph Myerz and The Jack Herren Band, Dead Can Dance, Françoise Hardy tra le suggestioni innocenti, e a proprio agio nelle rincorse vocali tra JJ Weil e Jonathan Jarzyna., fondatori della band, grandi appassionati di Sci Fi e chiaroscuri retropop.
Allora percepisci ad occhi chiusi che ogni piano collide, riff su riff, melodia su melodia, in un mèlange vellutato e senza tempo come in “Better Days”, “True Love”, “On Repeat” e “1982”.
Piccole gemme in slow motion, come se la moviola cristallizzasse “Cuore Selvaggio”, “Hall & Oates”, “Echo & The Bunnymen” in una hash pipe troppo carica di stelle.
Buona anche la produzione di Tadklimp, 5° membro effettivo dei Fenster.
Insomma “The Pink Caves” è una cremina da consumare in seconda serata in area straight edge free, dove il pogo e l’headbanging rappresentano il Male Assoluto del secolo scorso.
Ecco, io me lo immagino così respirare a fondo.
Davide Monteverdi.
Video:
Links:
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http://www.fensterbones.com/ http://fenster.bandcamp.com/
http://www.morrmusic.com/
ma non c'è un indirizzo ?
RispondiEliminaciao paul, inirizzo di che cosa??? della band ci sono 3 links
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