Gentlemens: "Hobo Fi"
I Gentlemens da Ancona hanno deciso di alzare il livello della sfida, buttando in un solo album 13 bombe a mano. Vale a dire un centrifugato schizoide di canzoncine grezze, slabbrate, con la mente ai Dirtbombs e a certe cosucce oscure di scuola Rip Off che a volume fanno sanguinare le orecchie e muovere i genitali.
Il Diavolo probabilmente abita da quelle parti e agita la coda con veemenza, rimembrando incroci bui sul Mississippi, secchi di piscio caldo e voci al vetriolo.
Ecco i Gentlemens ci sono passati più volte da quell'incrocio polveroso, così come dal CBGB, dalla California tossica di fine '70, per fermarsi a suonare il campanello di Jon Spencer maestro di distorsioni blues.
In definitiva questo "Hobo Fi" è disturbante quanto basta e con l'allegria stampata in faccia di chi ne ha viste tante. Una sorta di promemoria stampato a fuoco che recita, pagina dopo pagina, quanto valga la pena vivere su strade prossime all'oblio.
(Sia l'edizione in vinile che quella in cd digipack sono limitate a 300 copie).
The Barbacans: "A Monstrous Self-Portrait"
A dire il vero non saprei argomentare molto su Fano, luogo di provenienza dei nostri beniamini, a parte che è un coacervo di buona musica ormai da decenni .
E i Barbacans non si sottraggono a questa definizione, anzi, le danno nuovi contorni sgargianti con il loro Farfisa Sound, che a volte sembra un acido discreto sulla lingua di un nerd a caso.
"A Monstrous Self-Portrait" è il loro 3° album e si muove sinuoso sulle rotte di "Back From The Grave e quelle cose lì: qualche stilettata psych alla Morlocks e Seeds, qualche spruzzata di Music Machine, Crimson Shadows e Fuzztones, un paio di vocal che ricordano l'Ozzy dei bei tempi andati. Insomma, il suono c'è, il vinile anche con le sue 300 copie da collezionisti duri, ma nulla mi toglie la convinzione dopo il 20° ascolto consecutivo che questi maledetti Barbacans, dal vivo, siano ancora più devastanti perchè liberi di galoppare sul serio.
Davide Monteverdi.
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