"Beast Epic" è un album delicato, intimo, vellutato, emotivo, centellinato con grazia e stile, contrastato sotto la pelle e talmente comodo in quella zona vicino al cuore, che il tasto on repeat del lettore è diventato incandescente.
Davvero, è stata un'esperienza d'ascolto tutta nuova per me, bucato nell'anima, in un'innocente domenica mattina di metà Settembre.
Nulla di rivoluzionario o copernicano nelle orecchie, anzi, si trova probabilmente in questo stand by esistenziale la bellezza del nuovo e 6° album di Iron & Wine.
La linearità delle composizioni, al netto di qualsiasi nota autoreferenziale, è un lusso disponibile per pochi compositori, così come lo sono le 12 canzoni ricamate di Musica e sentimenti, di arrangiamenti basici e minuti che trascorrono senza incertezze, piacevolissimi, e soprattutto interpretati con una maturità invidiabile.
Il ritorno in casa Sub Pop corrisponde ad un ideale viaggio a ritroso per Sam Beam ed il suo progetto: ritrovarsi come agli inizi, voce e chitarra, in uno studio spoglio con un pò di amici e qualche bottiglia a maneggiare una materia plastica e generosa, pericolosa e dannata, con le velleità di chi ha già giocato col fuoco, a volte vincendo di misura.
Bravi davvero gli Iron & Wine (considerando tutti gli attori in campo) a sottrarre con maestria, a tratteggiare piccole storie semplici quanto scheletriche che si assomigliano senza mai coincidere perfettamente. La noia è bandita nonostante una narrazione quasi sussurrata e mai sopra le righe.
Per me è stato così il primo incontro diretto e inatteso con "Beast Epic": innocente e disarmato, complice l'indolenza del tiepido mattino di fine estate.
Così mi ha fatto innamorare, senza un vero perchè, la storia dell'artista che attraversa il mondo con consumato disincanto, lasciandosi vezzeggiare da momenti malinconici che ammansisce di esperienza, ma che non inficiano l'atmosfera comunque sognante e luminosa dell'album.
Si dice che dopo i 40 si tirino le somme un pò su tutto e allora mai come in questo periodo Sem ed io siamo stati sulla stessa rotta, ponendo domande con la consapevolezza di non avere tempo per aspettare le risposte.
Ecco cos'è in soldoni il progetto Iron & Wine 2017: folk modificato con bypass, luminoso come il sole d'autunno, avvolgente e protettivo come la coperta di Linus.
Poi canzoni come "Claim Your Ghost", "Bitter Truth", "Call It Dreaming" e "Last Night" restano lì, appiccicate alle pareti di casa per non essere dimenticate, anzi, per non dimenticare.
Davide Monteverdi.
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