Se siete in cerca di musica ruspante e immaginifica siete inciampati nel disco giusto.
Parla del Sud del Mondo - ovunque esso si trovi come luogo ideale dell'anima più istintiva - con quel dialetto lì che congiunge come un orlo di pizzo l'Africa alla Calabria passando per il Delta del Mississippi e i bajou della Louisiana irrorati di spezie cajun e musica del diavolo.
Maximilian D aka Massimiliano Muoio smette i panni di (ex) leader dei N.I.A. Punx e si autoproduce, con il sempre illuminato ausilio di Area Pirata, l'omonimo album che sembra strappato dai sogni umidi di Johnny Cash, Jeffrey Lee Pierce, Calexico e Tom Waits. E soprattutto - cosa non da poco - è al 100% made in Cosenza: dalla backing band (che conta alcuni membri dei Kartoons tra gli altri), agli studi di registrazione, dalla nduja alla label Mania Records che rilascia questo gioiellino di rock rurale ruvido e dannato che guarda alla scena Tex Mex con velleità ancora in via di sublimazione.
Bastano solo un paio di cover sghembe ("Got My Mojo Working", "Blues In My Heart") e 9 tracce originali (intro e outro di "Tijuana" compresi) per veder balenare pistole irrequiete e orizzonti di frontiera, braci di falò improvvisati che irridono la vastità del deserto notturno.
"Maximilian D" si presenta senza fronzoli esattamente per come è: una raccolta cruda e gustosa, i cui suoni ancestrali conflagrano come ruscelli di montagna che ambiscono alla quiete della valle piana. Un rimedio buono per sanare le cicatrici di un cuore indomito da vero rocker.
Per certo siamo al cospetto di un puro atto di amore che plana su latitudini e longitudini lontane come fossero a portata di galoppo, con il potere - oggi non comune - di condividere fotogrammi emozionali in un drive-in di cui nessuno - o quasi - ricorda l'indirizzo.
Al netto di qualche lieve e genuina sbavatura ecco qua il miglior Rock desertico italiano da mò.
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Consigliate: "Beyond The Valley Of The Dolls", "Rattlesnakes", "The Place Where My Friends Have Gone", "Tijuana".
Davide Monteverdi.
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