Visualizzazione post con etichetta Paisley Underground. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Paisley Underground. Mostra tutti i post

venerdì 7 maggio 2021

Views: "MOTHER TAPES Anthology 86/90" (Area Pirata 2xCD '21).


Che magnifica band erano i Views.
Eppure negli anni '80 se ne contavano a decine (la quantità era l'ultimo dei problemi ai tempi) ammucchiate nelle sale prova fatiscenti di una qualsiasi città italiana. Ragazzi totalmente devoti alla Musica, al suo potere taumaturgico di affrancare dal grigiore della provincia, e determinati a puntare i gomiti per accaparrarsi una ribalta che pareva a portata di mano, senza però raggiungerla mai, se non in rarissimi casi.
Così la maggior parte di esse accettava il proprio destino sedimentando nel limbo affollato dei local heroes o, nella migliore delle ipotesi, diventava oggetto di fascinazione e approfondimento per una risicata platea di nerd, grazie a chissà quale oscura recensione.
All'interno di questo panorama tanto frastagliato e caotico, quanto eccitante e illusorio, muoveva i primi passi la formazione guidata da Giovanni Ferrario (Scisma, PJ Harvey, Hugo Race, GuruBanana), artista a tutto tondo con la nomea di ottimo chitarrista e compositore visionario.
Immaginatevi allora Brescia in quegli anni, vera e propria periferia dell'Impero, e una ristretta cerchia di amici/musicisti innamorati di un mondo lontano e dei suoi rumori alieni.
Le atmosfere lisergiche dei Sixties e il disincanto dei Seventies, l'altalena distimica tra Beatles e Stones, l'euforia chitarristica del Paisley Underground, il CBGB, lo Shoegaze e il Post Punk d'Albione, i R.E.M. e gli Husker Du che sfregiano il mainstream, diventano a tutti gli effetti la rampa di lancio ideale per il manifesto estetico dei Views. 
Manifesto che arriverà a piena maturazione - e successiva dissoluzione - alle porte del nuovo decennio.
I ruggenti anni '90.
 Quando le sonorità urgenti e abrasive del Grunge - e dell'intera panorama "alternative" - irromperanno brutalmente sulla scena monopolizzando radio e televisione e, di fatto, staccando la spina a tutto il resto seppur in via momentanea.
Di quella breve, ma intensa, parabola sopravvivono due pregiate testimonianze su vinile: l'irrequieto Mini Lp "Namby-Pamby", pubblicato dalla Tramite nel 1988, e "Mummycat The World n°2", via Crazy Mannequin del 1990, a tutti gli effetti l'unico lavoro sulla lunga distanza del combo bresciano.
Due gemme di rara bellezza e originalità criminalmente ignorate, allora come oggi, dai più (me compreso) e ormai fuori stampa da una vita.
Per fortuna ci ha messo la proverbiale pezza - tanto per cambiare - l'illustre Area Pirata di Pisa, sempre più addentro a queste preziose operazioni di recupero della memoria storica e divulgazione musicale, con "Mother Tapes: Anthology 1986/1990".
Una raccolta davvero superlativa e articolata in un doppio cd a tiratura limitata con ben ventotto tracce (alcune in odor di capolavoro) in scaletta, dove ai titoli sopraccitati viene implementato parecchio dello scibile sonico del pianeta Views: partecipazioni a compilation, demo, versioni live e altre registrazioni rare sepolte nei cassetti per decenni.
Ah, e c'è pure un bel booklet di sedici pagine con la bio, parecchie foto inedite, e la discografia completa.
Resta il mistero incomprensibile - dopo gli ascolti a ripetizione degli ultimi giorni - di come una band così completa, versatile e tecnicamente matura, non abbia riscosso il successo meritato sfondando, perlomeno, a livello nazionale.
Si fossero formati in qualche città virtuosa, magari inglese o americana, oggi con molta probabilità staremmo a chiacchierare di tutt'altra traiettoria, invece di ribadire (stancamente) quanto il luogo di "nascita" abbia rappresentato (spesso) una condanna per innumerevoli velleità artistiche, specialmente nell'Italia di quel periodo.
Per fortuna l'essenza della loro musica - coniugare melodie cristalline e policromie strumentali (la cui summa ha coinciso, a mio avviso, con l'inserimento di Emanuela Esquilli in formazione) con una scioltezza a dir poco disarmante - non è andata smarrita definitivamente. 
E sta proprio qua l'enorme portata di "Mother Tapes: Anthology 1986/1990": aver trascritto e condiviso un sogno in via d'estinzione, meritandosi a pieno titolo la nomination come miglior raccolta del 2021.
Imprescindibile!

ASCOLTA: "The Raining Man", "Everybody's Got Something To Hide Except Me And My Monkey", "She's Going Out", "Mirror", "Please Linda Talk", "Enough For You", "Help Yourself", "Fear".







Davide Monteverdi.

venerdì 17 aprile 2020

The Strange Flowers: " Songs For Imaginary Movies" (Area Pirata, Cd 2020).


Cinque anni dopo "Pearls At Swine" - tra cambi di formazione, pause riflessive e ripartenze entusiastiche -  c'è ancora vita nei territori Strange Flowers.
Gli eroi pisani della stagione neopsichedelica italiana, nati artisticamente nel 1987, rientrano in piena attività in questo sciagurato 2020 con "Songs For Imaginary Movies", sempre per la benemerita label (pisana) Area Pirata, e lo fanno con 2 belle edizioni in tiratura limitata: una gatefold in vinile con 11 tracce e una in cd con 2 tracce bonus.
E per fortuna - dico io - perchè in questi tempi sospesi di incertezza totale la musica degli Strange Flowers è una manna dal cielo carica com'è di luce e colori ("colorful group" li definì una volta il guru Timothy Gassen), di movimenti plastici e sogni iridescenti, di immagini liberatorie e sonorità che stemperano le attese in coda, l'irrequietezza dilagante, gli incubi notturni.
Il quartetto si riforma attorno al nucleo originale composto da Michele Marinò (chi/vo), Giovanni Bruno (chi/vo) e Alessandro Pardini (ba) con l'aggiunta di Valerio Bartolini (bat) e si siede in cerchio attorno al fuoco in cerca di ispirazione. E qua, in questo nuovo album, ce n'è davvero a pacchi in ognuna delle canzoni, ma declinata secondo il principio di sobrio equilibrio tra vecchi e nuovi input, così da risultare, oggi, una band ancora attraente e mesmerica dopo essersi reinventata al netto di metamorfosi imbarazzanti.
Come nella vita anche nell'arte di comporre musica gli Strange Flowers alternano tempesta a quiete:  momenti caleidoscopici di chitarrismi frenetici e possenti incrociano ballate folk/bucoliche di grande intensità emozionale per trasformarsi subito dopo in istantanee soniche (proto) Brit e (proto) Grunge dal retrogusto sinuosamente 60's, con una vetta di assoluta eccellenza evocativa come "Heal".
"Songs For Imaginary Movies" per tutto questo, e molto altro, meriterebbe di piazzarsi tra i migliori album italiani del 2020 - l'anno in cui il mondo si è capovolto - stravolgendo ogni pronostico come in un sogno di Timothy Leary. 

Ascolta: "Cure Me", "Heal", "Apocalypse", "Stormy Waters", "Children Of The Drain".


  




Davide Monteverdi.