Visualizzazione post con etichetta Rock Indipendente Italiano. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Rock Indipendente Italiano. Mostra tutti i post

domenica 9 gennaio 2022

BARMUDAS: "Every Day Is Saturday Night" (Area Pirata,Lp 21).

"Everyday Is Saturday Night" è l'antidoto perfetto per questi tempi avari di gioie, danze, empatia e rimescolamento casuale di fluidi corporei. L'esordio sulla lunga distanza dei Barmudas è infatti un formidabile inno alla gioia, alla spregiudicatezza dei dropouts e all'innocenza delle motivazioni, al jeans in total look slabbrato da risse nei vicoli molte birre dopo discussioni poco edificanti. Con il cervello in pappa per il mix anfetaminico di Glam, R'n'R e Punk nella loro configurazione più sincera e coerente. Il quartetto toscano caccia sul tavolo una manciata di pasticche sonore che davvero manda in orbita, in scia all'onda lunga generata dai pluridecorati Giuda ma con un retrogusto più ambiguo e sguaiato che attraversa l'intero album con perversa uniformità d'intenti: fare festa anche dove la festa non esiste. Alla faccia della quotidianità attuale così crudele, divisiva, annegata nella diffidenza generalizzata. "Everyday Is Saturday Night" è un "successo" sotto ogni punto di vista, confermandosi un opera prima che arricchisce la "subculture" italica di un'altra gemma che - speriamo - si perpetui sia dal vivo che nei futuri lavori di studio. File Under: New York Dolls, Ramones, Dictators, Clash, T Rex, Slade, Kiss.

ASCOLTA: "Bar-Mus-Ass", "Zombie Teacher", "Spit Room Party", "Lock In".


AREA PIRATA


Davide Monteverdi.

giovedì 2 dicembre 2021

Polvere Di Pinguino: "Stand By The Dream" (Area Pirata, Cd '21)


Polvere Di Pinguino.
Che nome bizzarro per una band che nulla c'azzecca con (presunti) vagheggiamenti psichedelici o progressive. O meglio rimesta sì nel torbido dei primi in alcuni episodi, ma unicamente per abbassare i giri e rifiatare dopo le continue scaramucce a colpi di rock and roll bastardo, figlio degenerato dei Sixties, come dei Seventies (magari anche Eighties), più malati e rissaioli.
E' così che il quintetto di Carrara - attivo dai primi anni 80 fino allo scioglimento del 1992 - entra sbuffando nel contenitore "Garage Revival" preso per mano da una parte del giornalismo militante fin dagli albori, sedendo però comodamente in disparte e senza dare particolare confidenza a nessuno.
All'attivo ci sono alcune reunion, un paio di album, un singolo e un ep che incideranno il loro nome nel muro tricolore delle leggende misconosciute, bagnate di ogni fluido corporeo possibile ma non dalla gloria imperitura.
A questo prova a porre rimedio Area Pirata, sempre più intraprendente nell'opera di recupero degli Unsung Heroes del nostro recente passato, stampando per l'appunto "Stand By The Dream".
Qualcosa che va al di là della semplice operazione di assemblaggio sonoro, e che anzi tratteggia nuovi margini di approfondimento per un periodo storico/musicale che oggi si merita questa riconfigurazione netta  in termini di diffusione e narrazione.
Tranne il primo sette pollici - con la strepitosa cover di "Alabama Song" - qua presente nella sua veste ufficiale, nella tracklist di "Stand By The Dream" trovano spazio solo le demo di alcuni brani - tra cui "Trash It Baby" e "Back To Zero" fino ad oggi inediti assoluti - poi finiti rispettivamente su "Polvere Di Pinguino" del 1988 e "Leggi E Allucinazioni" del 1992 in versioni rimaneggiate, più quattro tracce live registrate al CSOA Kronstadt (con una "I Wanna Be Your Dog" da urlo) totalizzando 17 bombe stordenti collegate tra loro da un crescendo espressivo destinato, ahinoi, ad implodere.
Ecco dunque l'istantanea nuda e cruda dei Polvere Di Pinguino al netto di ogni parrucca: una band compatta, sicura dei propri mezzi espressivi a tratti selvaggi, fluida nel navigare tra reminescenze punk e hard quanto mai dimentica delle radici, incredibilmente sottovalutata nonostante l'impatto sonico e l'affinata sensibilità nel coniugare irruenza e perizia tecnica, liriche e panorami musicali di grande intensità.
Una spanna sopra a tutto la voce di Luca Ratti - alias "Lungo" - sorta di Danzig autoctono in crisi d'identità, incapace di decidere quale padre adottivo scegliersi tra Jim Morrison e Iggy Pop.
"Stand By The Dream" esce in cd a tiratura limitata di 300 copie con una lussuosa confezione gatefold all'interno della quale si può curiosare tra immagini inedite, note sfiziose e chicche varie.
Sorprendente!

Ascolta: "Stand By The Dream", "Trash It Baby", "Girls Like Vampires", "Yours Not Ours".







Davide Monteverdi.

venerdì 7 maggio 2021

Views: "MOTHER TAPES Anthology 86/90" (Area Pirata 2xCD '21).


Che magnifica band erano i Views.
Eppure negli anni '80 se ne contavano a decine (la quantità era l'ultimo dei problemi ai tempi) ammucchiate nelle sale prova fatiscenti di una qualsiasi città italiana. Ragazzi totalmente devoti alla Musica, al suo potere taumaturgico di affrancare dal grigiore della provincia, e determinati a puntare i gomiti per accaparrarsi una ribalta che pareva a portata di mano, senza però raggiungerla mai, se non in rarissimi casi.
Così la maggior parte di esse accettava il proprio destino sedimentando nel limbo affollato dei local heroes o, nella migliore delle ipotesi, diventava oggetto di fascinazione e approfondimento per una risicata platea di nerd, grazie a chissà quale oscura recensione.
All'interno di questo panorama tanto frastagliato e caotico, quanto eccitante e illusorio, muoveva i primi passi la formazione guidata da Giovanni Ferrario (Scisma, PJ Harvey, Hugo Race, GuruBanana), artista a tutto tondo con la nomea di ottimo chitarrista e compositore visionario.
Immaginatevi allora Brescia in quegli anni, vera e propria periferia dell'Impero, e una ristretta cerchia di amici/musicisti innamorati di un mondo lontano e dei suoi rumori alieni.
Le atmosfere lisergiche dei Sixties e il disincanto dei Seventies, l'altalena distimica tra Beatles e Stones, l'euforia chitarristica del Paisley Underground, il CBGB, lo Shoegaze e il Post Punk d'Albione, i R.E.M. e gli Husker Du che sfregiano il mainstream, diventano a tutti gli effetti la rampa di lancio ideale per il manifesto estetico dei Views. 
Manifesto che arriverà a piena maturazione - e successiva dissoluzione - alle porte del nuovo decennio.
I ruggenti anni '90.
 Quando le sonorità urgenti e abrasive del Grunge - e dell'intera panorama "alternative" - irromperanno brutalmente sulla scena monopolizzando radio e televisione e, di fatto, staccando la spina a tutto il resto seppur in via momentanea.
Di quella breve, ma intensa, parabola sopravvivono due pregiate testimonianze su vinile: l'irrequieto Mini Lp "Namby-Pamby", pubblicato dalla Tramite nel 1988, e "Mummycat The World n°2", via Crazy Mannequin del 1990, a tutti gli effetti l'unico lavoro sulla lunga distanza del combo bresciano.
Due gemme di rara bellezza e originalità criminalmente ignorate, allora come oggi, dai più (me compreso) e ormai fuori stampa da una vita.
Per fortuna ci ha messo la proverbiale pezza - tanto per cambiare - l'illustre Area Pirata di Pisa, sempre più addentro a queste preziose operazioni di recupero della memoria storica e divulgazione musicale, con "Mother Tapes: Anthology 1986/1990".
Una raccolta davvero superlativa e articolata in un doppio cd a tiratura limitata con ben ventotto tracce (alcune in odor di capolavoro) in scaletta, dove ai titoli sopraccitati viene implementato parecchio dello scibile sonico del pianeta Views: partecipazioni a compilation, demo, versioni live e altre registrazioni rare sepolte nei cassetti per decenni.
Ah, e c'è pure un bel booklet di sedici pagine con la bio, parecchie foto inedite, e la discografia completa.
Resta il mistero incomprensibile - dopo gli ascolti a ripetizione degli ultimi giorni - di come una band così completa, versatile e tecnicamente matura, non abbia riscosso il successo meritato sfondando, perlomeno, a livello nazionale.
Si fossero formati in qualche città virtuosa, magari inglese o americana, oggi con molta probabilità staremmo a chiacchierare di tutt'altra traiettoria, invece di ribadire (stancamente) quanto il luogo di "nascita" abbia rappresentato (spesso) una condanna per innumerevoli velleità artistiche, specialmente nell'Italia di quel periodo.
Per fortuna l'essenza della loro musica - coniugare melodie cristalline e policromie strumentali (la cui summa ha coinciso, a mio avviso, con l'inserimento di Emanuela Esquilli in formazione) con una scioltezza a dir poco disarmante - non è andata smarrita definitivamente. 
E sta proprio qua l'enorme portata di "Mother Tapes: Anthology 1986/1990": aver trascritto e condiviso un sogno in via d'estinzione, meritandosi a pieno titolo la nomination come miglior raccolta del 2021.
Imprescindibile!

ASCOLTA: "The Raining Man", "Everybody's Got Something To Hide Except Me And My Monkey", "She's Going Out", "Mirror", "Please Linda Talk", "Enough For You", "Help Yourself", "Fear".







Davide Monteverdi.

martedì 26 gennaio 2021

Tony Borlotti E I Suoi Flauers: "Belinda Contro I Mangiadischi Deluxe!" (Area Pirata, Cd 2020).



Venticinque anni (+1) e splendere ancora dei raggi magnifici della postadolescenza non è da tutti.
Ma Tony Borlotti E I Suoi Flauers non sono meteore, nè tantomeno parvenus del rock alternativo italiano, ma pura leggenda - letteralmente - della scena Neobeat Psichedelica italiana.
Una di quelle eccellenze autoctone degne di essere esportate nel mondo, alla stregua delle giacche di Armani o di una Ferrari rosso fiammante.
Motivi più che sufficienti perchè Area Pirata scegliesse di ristampare a Dicembre, come presente per l'illustre anniversario dell'esordio, l'ultimo album della band di Salerno ("Belinda Contro I Mangiadischi" pubblicato originariamente nel 2019) in una lussuosa versione cd digipack e con il titolo leggermente rimaneggiato: "Belinda Contro I Mangiadischi Deluxe!", dove alla tracklist originale sono state aggiunte due tracce dall'Ep "Battuti E Beati" ("Superdonna", "Battuti E Beati") e un paio di succosi inediti scaturiti nel lockdown, poi fissati in studio durante l'illusoria euforia della scorsa estate ("Soli Nella Città", "Falso Giovane").
Le coordinate musicali sono - ovviamente - le medesime, ultimo step di un manifesto artistico dalla coerenza impressionante.
Le diciassette tracce brillano come stelle di un firmamento parallelo e suggestivo, zeppo di capelloni, colori saturi, fuzzismi e Farfisa che volteggiano come francobolli lisergici nel vento radioattivo.
Tutto molto ye-yè, come da manuale.
"Belinda" si riconferma la splendida Polaroid di un'epoca aurea che Tony Borlotti canta con assoluta - e viziosa - dimestichezza, mentre i suoi Flauers strumentalmente sono devastanti.
E allora buon compleanno kids, altre 100 di queste canzoncine letali, e grazie per averci regalato qualche minuto di vero spasso nel buio totale..

ASCOLTA: "Polaroid", "Sono Nei Guai", "Noi Siamo Qui", "Programma Beat".






Davide Monteverdi.

giovedì 12 aprile 2018

MAMUTHONES: "FEAR ON THE CORNER" (ROCKET RECORDINGS, 2018)


"Fear On The Corner" è un bellissimo disco alieno.
Come lo potrebbero suonare i marziani dopo essersi iniettati in vena il meglio della musica obliqua contemporanea: dai Talking Heads (Fear Of Music) a Miles Davis (On The Corner), dai Joy Division con Martin Hannett a Fela Kuti e William Onyeabor, sbandando infine sui ritmi mondialisti, sofferti, e perfettibili di cult label come ZE Records e ON-U Sound.
Basta l'aggiunta tattica di un bel pò di motorik, succhiata a forza dal sancta sanctorum Kraut Rock (la sacra triade Can/Ash Ra Tempel/Neu! per capirci meglio), per detonare in un crescendo apocalittico che di nome fa "Here We Are" e che, guarda caso, è anche la chiusa precisa di un lavoro quadrato dal primo secondo all'ultimo.
E' così che la band di Alessio Gastaldello, scultore principale dell'Italian Occult Psychedelia con i Jennifer Gentle, cesella con classe e carisma il prestigioso debutto per la Rocket Recordings. Manifestando inizialmente insofferenza verso certi confini ortodossi del concetto "Musica"che pian piano vengono soggiogati dall'orchestrazione perfetta di tutto il patrimonio sonico disponibile.
"Fear On The Corner" è ovviamente questo e molto, molto di più.
Indescrivibile a parole, ma perfettamente interpretabile ad occhi chiusi e con l'anima in fiamme. Schizofrenico nel suo girovagare tra rovine esistenziali che sporcano di sangue testi cupi e fatalisti,  senza mai appesantire le atmosfere oniriche e pulsanti a cornice.
E poi?
E poi ci sono sette canzoni che sembrano appartenere a galassie parallele, sette viaggi immaginifici, sette dimostrazioni di magia compositiva.
Sette il numero esoterico per eccellenza.
"Fear The Corner" finisce così, senza fatica nè stanchezza, in una cavalcata gloriosa al netto di qualsiasi Paura.






Davide Monteverdi


martedì 6 febbraio 2018

The Strange Flowers: "Best Things Are Yet To Come" (Area Pirata, 2 x Cd, 2017)



Inutile dilungarmi cercando giri di parole alla ricerca della recensione perfetta: questa compila è una vera BOMBA.
Eccoli dunque gli Strange Flowers da Pisa che, allo scoccare del 30° anno di attività, festeggiano con un doppio cd e 30 tracce da volare letteralmente via.
Il meglio è già arrivato a quanto sembra nonostante il titolo di questo psichedelico tributo che annovera, per completezza, ben 5 inediti (3 registrati per l'occasione) e nuovi mixaggi e produzioni, spaziando tra tutti i 7 album all'attivo della band di Michele Marinò (voce e chitarra) unico perno inamovibile fin dagli esordi del 1987.
Marinò che per l'occasione si è prontamente riunito ai compagni della prima line up per coronare, con invidiabile dovizia di particolari, una carriera spesa tra alti (molti) e bassi (davvero pochi) sia qualitativi che quantitativi.
Parafrasando infatti la presentazione nell'esaustivo booklet, zeppo di fotografie inedite, "gli Strange Flowers sono il combo che ha spesso flirtato col successo senza mai afferrarlo" e questa sfiga ancestrale, a mio avviso, è stata la loro "fortuna" perchè li ha consegnati di fatto al mito della musica indie italica.
Rendendosi allo stesso tempo canonizzatori e pregiati interpreti, in maniera più articolata di altri artisti contemporanei e conterranei, della neopsichedelia tricolore: assolutamente unica nel coniugare il sound di importazione, tanto inglese quanto americano, con le sfumature lisergiche locali.
Insomma, un pò Beatles, un Pò Syd Barrett, un pò Cream, un pò Byrds tanto per capirci qualcosa. Con quel mix di genuinità in più che rende ogni canzone di un altro livello compositivo, costringendoci anche all'impossibilità di scegliere una traccia piuttosto di un'altra nel lettore cd.
Insomma applausi agli Strange Flowers e applausi ad Area Pirata per la sua monumentale opera di divulgazione sonora, perchè la buona musica (si spera) non morirà mai.
Qualunque essa sia!








Davide Monteverdi