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giovedì 23 giugno 2022

NOT MOVING L.T.D.: "LOVE BEAT" (Area Pirata, Cd 2022).


Fa sorridere parlare di album della "maturità" per una band come i Not Moving - leggenda underground (ma neanche tanto poi) della controcultura musicale tricolore degli anni 80 - già nell'immaginario collettivo dei rockers nostrani per quasi quattro decenni, e ora ritornati sotto ai riflettori come Not Moving L.T.D. (dalle iniziali dei tre membri storici) grazie appunto a questo nuovo "Love Beat".
Il primo vero e proprio lavoro di studio per il combo spaccato a metà tra Emilia e Toscana dal lontano 1988, quando diedero alle stampe "Flash On You" ormai a scioglimento praticamente avvenuto.
Attualmente la band è composta dai tre veterani Tony (batteria), Lilith (voce) e Dome (chitarra, cori) come primigenio volano propulsivo, con la seconda chitarra (e cori) della gagliarda Iride Volpi in aggiunta. E no, non è contemplato il basso di cui per altro non si sente la mancanza nell'impatto generale dei brani, soprattutto nelle esibizioni dal vivo dove i Not Moving danno da sempre il meglio di sè.
Parlavamo di album della "maturità" poco fa per la perfetta quadratura di tutti i fattori in gioco: il suono è compatto e perfettamente rifinito, le asperità del passato hanno lasciato il posto a una fluidità espressiva invidiabile e il salto in avanti della voce di Lilith ne è la prova provata, le tracce poi si snodano su minori velocità e maggiori intensità emotiva, e soprattutto si percepisce una verve compositiva lontana dall'impellenza degli esordi ma che mantiene la sincerità e la coerenza di quei giorni turbolenti e maledetti, seppur impastata di vita vissuta e strade battute.
"Love Beat" è l'"Hic Et Nunc" dei Not Moving e si spiega ai fan vecchi e nuovi con nove canzoni brillanti (otto originali più la cover di "Primitive" dei Groupies), dotate di grande fascino ed energia, da cui è difficile non farsi sedurre in un momento di normale disattenzione quotidiana. Insomma come se gli X, i Cramps, i Gun Club, i Bad Seeds, e (soprattutto) gli Stones cercassero di approfittarsi delle tue intime grazie sul cofano di una Barracuda grondante fango.
E allora tributiamo l'ennesimo ovazione ai kids di Area Pirata, gli artefici di questa nuova tacca sulla consumata cintura delle novità discografiche imprescindibili: i Not Moving L.T.D. sono qui per restare anche grazie a loro e "Love Beat" cresce, cresce, e ancora cresce!

Ascolta: "Going For A Ride", "Dirty Time", "Don't Give Up", "Rubbish Land".






Davide Monteverdi.

giovedì 2 dicembre 2021

Polvere Di Pinguino: "Stand By The Dream" (Area Pirata, Cd '21)


Polvere Di Pinguino.
Che nome bizzarro per una band che nulla c'azzecca con (presunti) vagheggiamenti psichedelici o progressive. O meglio rimesta sì nel torbido dei primi in alcuni episodi, ma unicamente per abbassare i giri e rifiatare dopo le continue scaramucce a colpi di rock and roll bastardo, figlio degenerato dei Sixties, come dei Seventies (magari anche Eighties), più malati e rissaioli.
E' così che il quintetto di Carrara - attivo dai primi anni 80 fino allo scioglimento del 1992 - entra sbuffando nel contenitore "Garage Revival" preso per mano da una parte del giornalismo militante fin dagli albori, sedendo però comodamente in disparte e senza dare particolare confidenza a nessuno.
All'attivo ci sono alcune reunion, un paio di album, un singolo e un ep che incideranno il loro nome nel muro tricolore delle leggende misconosciute, bagnate di ogni fluido corporeo possibile ma non dalla gloria imperitura.
A questo prova a porre rimedio Area Pirata, sempre più intraprendente nell'opera di recupero degli Unsung Heroes del nostro recente passato, stampando per l'appunto "Stand By The Dream".
Qualcosa che va al di là della semplice operazione di assemblaggio sonoro, e che anzi tratteggia nuovi margini di approfondimento per un periodo storico/musicale che oggi si merita questa riconfigurazione netta  in termini di diffusione e narrazione.
Tranne il primo sette pollici - con la strepitosa cover di "Alabama Song" - qua presente nella sua veste ufficiale, nella tracklist di "Stand By The Dream" trovano spazio solo le demo di alcuni brani - tra cui "Trash It Baby" e "Back To Zero" fino ad oggi inediti assoluti - poi finiti rispettivamente su "Polvere Di Pinguino" del 1988 e "Leggi E Allucinazioni" del 1992 in versioni rimaneggiate, più quattro tracce live registrate al CSOA Kronstadt (con una "I Wanna Be Your Dog" da urlo) totalizzando 17 bombe stordenti collegate tra loro da un crescendo espressivo destinato, ahinoi, ad implodere.
Ecco dunque l'istantanea nuda e cruda dei Polvere Di Pinguino al netto di ogni parrucca: una band compatta, sicura dei propri mezzi espressivi a tratti selvaggi, fluida nel navigare tra reminescenze punk e hard quanto mai dimentica delle radici, incredibilmente sottovalutata nonostante l'impatto sonico e l'affinata sensibilità nel coniugare irruenza e perizia tecnica, liriche e panorami musicali di grande intensità.
Una spanna sopra a tutto la voce di Luca Ratti - alias "Lungo" - sorta di Danzig autoctono in crisi d'identità, incapace di decidere quale padre adottivo scegliersi tra Jim Morrison e Iggy Pop.
"Stand By The Dream" esce in cd a tiratura limitata di 300 copie con una lussuosa confezione gatefold all'interno della quale si può curiosare tra immagini inedite, note sfiziose e chicche varie.
Sorprendente!

Ascolta: "Stand By The Dream", "Trash It Baby", "Girls Like Vampires", "Yours Not Ours".







Davide Monteverdi.

venerdì 7 maggio 2021

Views: "MOTHER TAPES Anthology 86/90" (Area Pirata 2xCD '21).


Che magnifica band erano i Views.
Eppure negli anni '80 se ne contavano a decine (la quantità era l'ultimo dei problemi ai tempi) ammucchiate nelle sale prova fatiscenti di una qualsiasi città italiana. Ragazzi totalmente devoti alla Musica, al suo potere taumaturgico di affrancare dal grigiore della provincia, e determinati a puntare i gomiti per accaparrarsi una ribalta che pareva a portata di mano, senza però raggiungerla mai, se non in rarissimi casi.
Così la maggior parte di esse accettava il proprio destino sedimentando nel limbo affollato dei local heroes o, nella migliore delle ipotesi, diventava oggetto di fascinazione e approfondimento per una risicata platea di nerd, grazie a chissà quale oscura recensione.
All'interno di questo panorama tanto frastagliato e caotico, quanto eccitante e illusorio, muoveva i primi passi la formazione guidata da Giovanni Ferrario (Scisma, PJ Harvey, Hugo Race, GuruBanana), artista a tutto tondo con la nomea di ottimo chitarrista e compositore visionario.
Immaginatevi allora Brescia in quegli anni, vera e propria periferia dell'Impero, e una ristretta cerchia di amici/musicisti innamorati di un mondo lontano e dei suoi rumori alieni.
Le atmosfere lisergiche dei Sixties e il disincanto dei Seventies, l'altalena distimica tra Beatles e Stones, l'euforia chitarristica del Paisley Underground, il CBGB, lo Shoegaze e il Post Punk d'Albione, i R.E.M. e gli Husker Du che sfregiano il mainstream, diventano a tutti gli effetti la rampa di lancio ideale per il manifesto estetico dei Views. 
Manifesto che arriverà a piena maturazione - e successiva dissoluzione - alle porte del nuovo decennio.
I ruggenti anni '90.
 Quando le sonorità urgenti e abrasive del Grunge - e dell'intera panorama "alternative" - irromperanno brutalmente sulla scena monopolizzando radio e televisione e, di fatto, staccando la spina a tutto il resto seppur in via momentanea.
Di quella breve, ma intensa, parabola sopravvivono due pregiate testimonianze su vinile: l'irrequieto Mini Lp "Namby-Pamby", pubblicato dalla Tramite nel 1988, e "Mummycat The World n°2", via Crazy Mannequin del 1990, a tutti gli effetti l'unico lavoro sulla lunga distanza del combo bresciano.
Due gemme di rara bellezza e originalità criminalmente ignorate, allora come oggi, dai più (me compreso) e ormai fuori stampa da una vita.
Per fortuna ci ha messo la proverbiale pezza - tanto per cambiare - l'illustre Area Pirata di Pisa, sempre più addentro a queste preziose operazioni di recupero della memoria storica e divulgazione musicale, con "Mother Tapes: Anthology 1986/1990".
Una raccolta davvero superlativa e articolata in un doppio cd a tiratura limitata con ben ventotto tracce (alcune in odor di capolavoro) in scaletta, dove ai titoli sopraccitati viene implementato parecchio dello scibile sonico del pianeta Views: partecipazioni a compilation, demo, versioni live e altre registrazioni rare sepolte nei cassetti per decenni.
Ah, e c'è pure un bel booklet di sedici pagine con la bio, parecchie foto inedite, e la discografia completa.
Resta il mistero incomprensibile - dopo gli ascolti a ripetizione degli ultimi giorni - di come una band così completa, versatile e tecnicamente matura, non abbia riscosso il successo meritato sfondando, perlomeno, a livello nazionale.
Si fossero formati in qualche città virtuosa, magari inglese o americana, oggi con molta probabilità staremmo a chiacchierare di tutt'altra traiettoria, invece di ribadire (stancamente) quanto il luogo di "nascita" abbia rappresentato (spesso) una condanna per innumerevoli velleità artistiche, specialmente nell'Italia di quel periodo.
Per fortuna l'essenza della loro musica - coniugare melodie cristalline e policromie strumentali (la cui summa ha coinciso, a mio avviso, con l'inserimento di Emanuela Esquilli in formazione) con una scioltezza a dir poco disarmante - non è andata smarrita definitivamente. 
E sta proprio qua l'enorme portata di "Mother Tapes: Anthology 1986/1990": aver trascritto e condiviso un sogno in via d'estinzione, meritandosi a pieno titolo la nomination come miglior raccolta del 2021.
Imprescindibile!

ASCOLTA: "The Raining Man", "Everybody's Got Something To Hide Except Me And My Monkey", "She's Going Out", "Mirror", "Please Linda Talk", "Enough For You", "Help Yourself", "Fear".







Davide Monteverdi.

martedì 26 gennaio 2021

Tony Borlotti E I Suoi Flauers: "Belinda Contro I Mangiadischi Deluxe!" (Area Pirata, Cd 2020).



Venticinque anni (+1) e splendere ancora dei raggi magnifici della postadolescenza non è da tutti.
Ma Tony Borlotti E I Suoi Flauers non sono meteore, nè tantomeno parvenus del rock alternativo italiano, ma pura leggenda - letteralmente - della scena Neobeat Psichedelica italiana.
Una di quelle eccellenze autoctone degne di essere esportate nel mondo, alla stregua delle giacche di Armani o di una Ferrari rosso fiammante.
Motivi più che sufficienti perchè Area Pirata scegliesse di ristampare a Dicembre, come presente per l'illustre anniversario dell'esordio, l'ultimo album della band di Salerno ("Belinda Contro I Mangiadischi" pubblicato originariamente nel 2019) in una lussuosa versione cd digipack e con il titolo leggermente rimaneggiato: "Belinda Contro I Mangiadischi Deluxe!", dove alla tracklist originale sono state aggiunte due tracce dall'Ep "Battuti E Beati" ("Superdonna", "Battuti E Beati") e un paio di succosi inediti scaturiti nel lockdown, poi fissati in studio durante l'illusoria euforia della scorsa estate ("Soli Nella Città", "Falso Giovane").
Le coordinate musicali sono - ovviamente - le medesime, ultimo step di un manifesto artistico dalla coerenza impressionante.
Le diciassette tracce brillano come stelle di un firmamento parallelo e suggestivo, zeppo di capelloni, colori saturi, fuzzismi e Farfisa che volteggiano come francobolli lisergici nel vento radioattivo.
Tutto molto ye-yè, come da manuale.
"Belinda" si riconferma la splendida Polaroid di un'epoca aurea che Tony Borlotti canta con assoluta - e viziosa - dimestichezza, mentre i suoi Flauers strumentalmente sono devastanti.
E allora buon compleanno kids, altre 100 di queste canzoncine letali, e grazie per averci regalato qualche minuto di vero spasso nel buio totale..

ASCOLTA: "Polaroid", "Sono Nei Guai", "Noi Siamo Qui", "Programma Beat".






Davide Monteverdi.

lunedì 17 agosto 2020

VV.AA: " Rock These Ancient Ruins, Mama Roma's Kids" (Area Pirata/Surfin' Ki, Lp 2020).



14 proiettili dum dum sparati dritti al cuore di Roma. Quella ladrona di politici e malaffare, quella sordida di compromessi e sotterfugi, quella cheta di benpensanti e ipocriti di ogni risma.
!4 band aggregate da Lorenzo e Simone - rispettivamente di Bloody Riot e Blood '77 - nel nome del Rock And Roll e dei suoi mille rivoli scivolati lungo 40 anni di narrazione borderline capitolina.
Old School + New School = True School.
Grazie all'interesse di Area Pirata e Surfin' Ki - primi sostenitori entusiasti del progetto - prende vita questo splendido LP (ovviamente solo in vinile) dalla grafica citazionista e perforante, che prima incanta gli occhi e poi fa sanguinare il cuore.
Finalmente una raccolta con gli attributi al posto giusto e che va a colmare una lacuna pesante mettendo sul piatto un invidiabile livello compositivo: quelle che gli stolti scambiano per urla dei "Figli di Nessuno" diventeranno epitaffi gloriosi per gli adepti di Punk, Garage, Power Pop e Glam.
"Rock These Ancient Ruins, Mama Roma's Kids" vola almeno 1 km sopra ogni più rosea aspettativa - lo capisci già dal primo ascolto - e io sono incerto se lanciare suppellettili ai vicini o pisciare dal balcone sulle teste dei passanti in preda al furor sonico.
Davvero, non c'è nulla da aggiungere: qua passato e presente sono facce della stessa moneta persa in una rissa, una di quelle che però finiscono al bar.
Menzione d'onore per Alieni, Alex Dissuader, Taxi, Idol Lips, Tigers In Furs, Ferox.
Bravi, anzi, bravissimi.

Ascolta "Rock These Ancient Ruins" QUI



Davide Monteverdi.

lunedì 3 giugno 2019

Tony Borlotti E I Suoi Flauers: "Belinda Contro I Mangiadischi".


Quando sta per scoppiare l'estate italiana bisogna farsi trovare pronti.
Un buon taglio di capelli ad esempio, un abito ben stirato e profumato, Vespa o Lambretta di ordinanza tra le cosce e via per il mondo luccicante, appetitoso, e pronto a ricevere tutto l'Amore di cui siamo capaci.
Aggiungete pure ampie libagioni, tramonti in formato cartolina, qualche vaga reminescenza di un'epoca meravigliosa, e (probabilmente) irripetibile, e otterrete la sintesi perfetta delle 12 canzoni che compongono "Belinda Contro I Mangiadischi".
L'ultima fatica discografica di Tony Borlotti E I Suoi Flauers che non si smentiscono mai, sprizzando gioia, stile, divertimento e ironia in un momento storico dove il "sole" stenta a splendere e i Sixties paiono lontani una galassia intera.
E quando il grigio imperversa cosa ci può davvero salvare se non una robusta intramuscolare di Musica Beat per "giovani scapestrati"?
Il combo di Salerno svolge questa missione in maniera eccelsa, riuscendo nell'impresa di trasportare l'irruenza sbarazzina dei suoi live nell'algido supporto fisico, smazzato as usual da quei tipacci di Area Pirata.
"Belinda Contro I Mangiadischi" fa volare tutto ed è il miglior modo di festeggiare i (quasi) 25 anni di attività per Tony Borlotti E I Suoi Flauers: gentiluomini dall'attitudine deliziosa e di ineccepibile perizia musicale.
Chiamatela come vi pare (per cortesia no vintage e no retrò), ma per me è solo musica squisita sotto il cielo blu.



Ascolta: Un Tempo Per Noi, Sono Nei Guai, Belinda Contro I Mangiadischi, La Giostra, Programma Beat.




Davide Monteverdi


giovedì 16 maggio 2019

The Backdoor Society: "The Backdoor Society" (Area Pirata, 2019).


L'album d'esordio dei Backdoor Society è una vera e propria bomba a mano.
Oltre ad essere la diretta dimostrazione che anche la "periferia dell'Impero", nel 2019, può dare vita a musica bellissima, e senza compromessi, con uno sguardo preferenziale per i sixties più selvaggi e genuini.
In questo caso il punto di partenza è il garage psichedelico di scuola olandese/nordeuropea, Q65 e Outsiders in primis, per poi stemperarsi in ritmiche calde e avvolgenti che strizzano l'occhio alla scuola rock/R&B anglosassone di Stones e Pretty Things.
Ed è così che da Piacenza, via Pisa tramite Area Pirata, arrivano questi 12 gioiellini sonici senza tempo, di una freschezza imbarazzante, capaci di far muovere il culo di brutto (come da tempo non ricordavo per altri lavori) grazie all'interpretazione superlativa del quartetto.
Precisa, ficcante, sensuale e totalmente priva di inibizioni.


Ascolta: Pitch Me Out, Lost, Go On Home, Please Don't Worry, Better Than Me.




Davide Monteverdi

domenica 12 maggio 2019

The Trip Takers: "Don't Back Out Now" (Area Pirata, 2019).



Mai come negli ultimi anni l'Italia è stata così prodiga di figliuoli bravi a destreggiarsi nei revivalismi garage/neo psichedelici, sfoggiando una manciata di band ad alta caratura attitudinale e, soprattutto, musicale.
Band come i Trip Takers, ad esempio, che fanno dell'ortodossia sbarazzina e frizzante il loro manifesto estetico.
Confezionando le 10 track di questo album d'esordio, "Don't Back Out Now", in una vellutata macchina del tempo dalle ampie dotazioni analogiche, per dare un taglio retrò/vintage dalla grana raffinata e (volutamente) calligrafica all'intero progetto.
Così che ogni canzone racchiude in sè una piccola istantanea caleidoscopica: scorci di Saville Row e Haight Ashbury che flirtano amabilmente senza mai litigare, tra fiori e visioni, passioni e bagliori cosmici.
Questa è la magia che i Trip Takers ricamano e personalizzano brano dopo brano, lasciando mano libera alla verve psichedelica di viaggiare da un continente all'altro senza pesanti orpelli.
"Don't Back Out Now" si ascolta e si ama dal primo istante, perchè è la colonna sonora perfetta per questa Primavera turbolenta e viziosa.
Ovviamente applausi anche ad Area Pirata, la cui documentazione minuziosa di certe pieghe spaziotemporali ci affranca da ignoranza e grigiore.



Ascolta: Let Me Sail, Don't Back Out Now, Gambin' Gal, Misty Shore.




Davide Monteverdi

sabato 27 aprile 2019

The Rock 'N' Roll Kamikazes: "Campari & Toothpaste" (Area Pirata, 2019).


Non c'è verso di star fermi o di occuparsi delle cose di casa con i Rock 'N' Roll Kamikazes.
Metti il cd nel lettore, alzi il volume del mixer e dalle casse esplode la quintessenza dell'euforia, del think positive, del cazzeggio, mentre l'ambiente circostante si trasforma, nell'immediato, in un episodio di Happy Days in anfetamina, con le suole che scottano e il sudore che scivola malizioso lungo la spina dorsale.
Le 13 tracce di questo "Campari & Toothpaste" rappresentano l'ennesimo mattone che Andy McFarlane (Hormonauts) e soci piazzano nel muro del Rock And Roll più carnale e viscerale: virano le tradizioni 50's e Rockabilly in sonorità magmatiche che profumano di swamp blues e psychobilly, viziati però da attimi di lucida follia, balli sguaiati e, probabilmente, consumi eccessivi del suddetto Campari.
Che dire, bravo il quartetto romagnolo anche a consegnarci questo 4° album curato in ogni minimo particolare, artwork compreso. E, a proposito, tanti auguri a voi per il decennale di carriera alle porte.
Menzione speciale per la geniale cover "No No No (You Don't Love Me) strappata all'originale di Dawn Penn.



Ascolta: Your Monkey, You Might Not Known Me, Lordy Lord (My Ass), Smack.





Davide Monteverdi


venerdì 26 aprile 2019

The Kaams: "Kick It" (Area Pirata, 2019)



Terzo album per il power trio di Bergamo, al 10° anno di attività, che ritorna sulle scene dopo un periodo piuttosto travagliato tra cambi di formazione repentini e momenti compositivi di non facile soluzione.
Le 12, bellissime, tracce del nuovo album sono invece cariche di consapevolezza Garage/Power Pop tanto quanto sono (felicemente) perse tra i fumi lisergici della Neopsichedelia italica, in flirt perenne con la California dei 60's ma al netto del jet lag. Ed ecco che "Kick It" già al secondo ascolto diventa virale, invitando incessantemente a danze sfrenate e conseguente pubblico ludibrio.
Ma noi siamo nati per questo mondo e tanto ci basta: essere in amore per almeno una trentina di minuti stropicciati.
Applausi a scena aperta per Andrea, Marco e Tiziano.



Ascolta: Walk Out The Door, Out Of The Blue, Cold In My Bones, Follow The Sun.




Davide Monteverdi


mercoledì 27 giugno 2018

GDG MODERN TRIO: "Spazio 1918" (Brutture Moderne, 2018)


"Spazio 1918" è un album che ti fa letteralmente volare via di testa.
Non c'è altro da dire.
Parliamo di pura magia sonora e compositiva, di una sommatoria di talenti virtuosi della scena Off italiana che cesellano 11 brani fuori dal tempo e dalle latitudini.
Loro sono Bruno Dorella (Ronin, Bachi Da Pietra), Stefano Ghittoni (Dining Rooms, Tiresia) e Francesco Giampaoli (Sacri Cuori, Brutture Moderne) all'esordio sulla label Brutture Moderne dopo 2 anni di intenso lavoro in studio di registrazione.
Parliamo di musica cinematica, di landscapes avvolgenti e dal volto umano, di macchine al servizio dell'ingegno e della sensibilità flessibile di artisti dal sangue caldo ma misurato, dai suoni obliqui ma carezzevoli in ogni singolo episodio.
Davvero una bella sorpresa "Spazio 2018": un susseguirsi lisergico di strumentali (tranne la favolosa "Spirit" cantata da Ghittoni in versione Greg Lake cosmico) che paiono piccoli sketch per film dal glorioso passato, trafitti come sono da schegge di Funk e Trip Hop, Afro e Jazz, ElettroAmbient e Psichedelia, ammaestrate alla perfezione in un'amalgama struggente ed altamente evocativa.
I GDG Modern Trio sono bravi a brandire chitarre, synth, samples e beats come consumati esorcisti nel tentativo di sintetizzare la notte, i suoi marciapiedi chiazzati di stelle pieni di demoni rozzi e deliri ipnotici, per poi somministrarla di giorno in blister di pura resistenza musicale alla Banalità.
Insomma applausi a scena aperta per "Spazio 1918" e attendiamo i GDG Modern Trio nella dimensione che più ci piace, quella live!










Davide Monteverdi

martedì 22 maggio 2018

THE SCRUBS: "Skulls And Dolls" (Area Pirata, 2018).


In certe situazioni parla la Musica ed è più che sufficiente.
Gli Scrubs da Lodi confezionano un album d'esordio semplicemente PERFETTO.
Tredici tracce originali più la cover di "Be A Caveman" degli Avengers (no, non quelli di Penelope Houston) che inquadrano il fenomeno Garage Punk nella sua essenza 2.0: nessuna sbavatura, nessuna ingenuità, genuinità a pacchi, suoni taglienti e precisi che rendono un doveroso tributo (e nulla più) al revival 80's più che ai 60's di riferimento.
25 minuti che scorrono via come una pinta di birra ghiacciata, dove i link musicali sono altissimi e rispondono al nome di Sonics, Miracle Workers, Chesterfield Kings, Plan 9, Gravedigger V, Sick Rose, Fuzztones, Lyres tra quelli che vengono in mente ai primi furibondi ascolti.
"Skulls And Dolls" sembra provenire da un altro universo, da una galassia dove tutto è pace e amore, musica e gare di impennate, sbronze e onde sfavillanti.
Lodi, lo capite? Lodi, e poteva tranquillamente essere Portland, Los Angeles, Austin, Londra, Goteborg o Atene.
Tanto il linguaggio utilizzato dalla band è internazionale sia come background sonico che come attitudine generale che i minuti della tracklist tratteggiano con dovizia di particolari.
Ecco, gli Scrubs sono la Tempesta perfetta o perlomeno ne annunciano, beffardamente, l'arrivo prossimo venturo.
Bravo Massimo Robbi, bravi tutti i kids a costruire un album IMPRESCINDIBILE per chi mangia pane e garage tutti i giorni. Dove vocals, chitarre, Farfisa e sessione ritmica giocano con assoluta scioltezza un altro sport, travolgendo tutto e tutti con l'entusiasmo dei primi giorni di scuola!
Grazie Scrubs, grazie Area Pirata e ha pure smesso di piovere.
"Skulls And Dolls" esce su cd in tiratura limitata a 500 copie.
Troppo poche? Speriamo di sì!





Davide Monteverdi








giovedì 17 maggio 2018

PLUTONIUM BABY: "BLAST! Sci-Fi Music For Contemporary Freaks, Area Pirata 2018)


Ce ne vorrebbero molti di più di album come "Blast! Sci-Fi Music For Contemporary Freaks".
Con l'obbligo di ascoltarli fin dalla prima colazione, proprio come sto facendo io ora, per capire fino in fondo quanto certi suoni siano necessari all'inquieto vivere di noi rockers senza vergogna.
La band capitolina trova la micidiale quadratura in queste nuove 12 tracce mixate da Wolfman Bob e uscite a Marzo, che richiedono un immediato on repeat sul lettore quasi liquefatto da cotanta energia esplosiva.
I protagonisti di questa gioiosa furia, nonchè party harder bardati di pelle e borchie, sono Fil Sharp (synth, voce, chitarra), Feith Da Grave (batteria) e soprattutto Black Guitarra (voce, chitarra, synth) la frontwoman che tutto può, compreso afferrarti per le palle e scagliarti ad anni luce di distanza con il sorriso stampato in faccia.
I Plutonium Baby fanno musica difettata, dilaniata, slabbrata, postnucleare.
Vale a dire il meglio di ciò che si può suonare oggi quando nel DNA hanno sedimentato i 60's più oscuri mixati a pericolose derive dai decenni successivi: Mummies, B52's, Trashmen, Cramps, Devo, Jay Reatard, X Ray Spex, Rip Offs, Man Or Astroman?, Suicide
Ovvero il Gotha dello Psycho Garage  Punk più genuino e autentico dalla creazione di questo pianeta.
"Blast!" dura una mezzoretta e questo, probabilmente, è l'unico neo dell'intero progetto: infatti quando arrivi alla fine di "Highway Hypnosis" è ovvio che ne brami di più, sempre di più, con la cupidigia ingestibile di chi ha goduto bene e vuole continuare a spargere orgasmi qua e là in totale anarchia.
I Plutonium Baby ci sanno fare di brutto. E colpiscono nel segno perchè reinterpretano, con personalità e ironia, canoni musicali già ampiamente sfruttati svicolando però, abilmente, dai dannosi clichè di genere.
Comprare, comprare, comprare.







Davide Monteverdi.