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domenica 12 maggio 2019

The Trip Takers: "Don't Back Out Now" (Area Pirata, 2019).



Mai come negli ultimi anni l'Italia è stata così prodiga di figliuoli bravi a destreggiarsi nei revivalismi garage/neo psichedelici, sfoggiando una manciata di band ad alta caratura attitudinale e, soprattutto, musicale.
Band come i Trip Takers, ad esempio, che fanno dell'ortodossia sbarazzina e frizzante il loro manifesto estetico.
Confezionando le 10 track di questo album d'esordio, "Don't Back Out Now", in una vellutata macchina del tempo dalle ampie dotazioni analogiche, per dare un taglio retrò/vintage dalla grana raffinata e (volutamente) calligrafica all'intero progetto.
Così che ogni canzone racchiude in sè una piccola istantanea caleidoscopica: scorci di Saville Row e Haight Ashbury che flirtano amabilmente senza mai litigare, tra fiori e visioni, passioni e bagliori cosmici.
Questa è la magia che i Trip Takers ricamano e personalizzano brano dopo brano, lasciando mano libera alla verve psichedelica di viaggiare da un continente all'altro senza pesanti orpelli.
"Don't Back Out Now" si ascolta e si ama dal primo istante, perchè è la colonna sonora perfetta per questa Primavera turbolenta e viziosa.
Ovviamente applausi anche ad Area Pirata, la cui documentazione minuziosa di certe pieghe spaziotemporali ci affranca da ignoranza e grigiore.



Ascolta: Let Me Sail, Don't Back Out Now, Gambin' Gal, Misty Shore.




Davide Monteverdi

lunedì 16 luglio 2018

THE BRADIPOS IV: "Lost Waves" (Area Pirata, 2018).


Più di vent'anni sulla cresta dell'onda e non fare una piega.
Suonano così, ancora incredibilmente bene, i Bradipos IV ed oggi arrivano al traguardo del 4° album, questo "Lost Waves", che non sposta di un millimetro l'amore del combo casertano dalle consuete coordinate che guardano al nuovo continente d'oltreoceano. E più precisamente alle spiagge californiane dei primi anni '60, nel pieno dell'impeto innocente e ingenuo pre Vietnam e pre Summer Of Love. Con in più una verve emo(tiva) ereditata dal recente tour che li ha portati a spasso nel deserto tra Las Vegas e Joshua Tree. Luogo colmo per antonomasia di visioni e finzioni, solitudine e creatività, dissoluzione e viaggi astrali, e che ha decisamente influenzato il loro spettro compositivo elevandolo ad una maturità che in precedenza pareva già acquisita, ma che in realtà oggi si è sviluppata ben oltre ogni confine creativo di genere.
Da tutte queste nuove esperienze nascono le 10 bellissime tracce originali e le 2 cover di pregio ("Ghost Hop", "Siboney") dell'album che vanno così a puntellare un blend perfetto tra musica strumentale e surf, non solo grazie a chitarre scintillanti e chirurgiche, ma anche al minutaggio medio che fila via veloce senza un attimo di tregua o noia.
I Bradipos IV con "Lost Waves" confezionano l'album più equilibrato e vibrante della loro carriera confermandosi, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, come una delle migliori band strumentali al mondo.






Davide Monteverdi

domenica 29 aprile 2018

VANARIN: "OVERNIGHT" (Woodwarm Label, 2018).



"Overnight" è l'album di debutto su Woodwarm Music per la band di Bergamo, ma italo inglese per ascendenze genealogiche.
Capitanati da David Paysden (cantante, tastiere, chitarra) i Vanarin ci guidano mano nella mano, minuto dopo minuto, nel loro mondo sonoro fatto di altalene e zucchero filato.
L'album (pubblicato dopo un omonimo Ep autoprodotto nel 2017) è uscito a Marzo ed è composto da 10 tracce piuttosto eterodosse tra di loro, nonostante al di là delle influenze più varie si assapori un retrogusto comune che prende abbrivio dalla psichedelia.
O meglio, dalla personale declinazione che i Vanarin stessi danno ai suoni di matrice 60's e 70's, spruzzandoli qua e là di modernità sintetica e fragranza genuinamente italica.
"Overnight" non è un disco che ti entra nelle vene all'istante però: ha bisogno di essere assaggiato, masticato, digerito con pazienza e tempo utile a disposizione.
Ne esce così questa manciata di canzoni più che discrete, dalle atmosfere tratteggiate con delicatezza, e di sufficiente personalità compositiva.
La strada non è ancora del tutto in discesa per il quintetto lombardo, anche se il focus verso tentazioni POP(ular) è ben chiaro all'orizzonte e raggiungibile in scioltezza al netto di banali sbavature ovviabili, come l'essere talvolta scontati nel reiterare la calligrafia sonica mandata a memoria in anni di sale prove.
A conti fatti i Vanarin sono una band dagli ottimi margini di crescita e solo a fine rodaggio potremo alzare le palette e votare con obbiettività, magari di fronte ad un nuovo lavoro in studio.
Nel frattempo godiamoci questo "Overnight" augurandoci di incrociarli presto on the road.
Bello il packaging del cd.






martedì 6 febbraio 2018

The Strange Flowers: "Best Things Are Yet To Come" (Area Pirata, 2 x Cd, 2017)



Inutile dilungarmi cercando giri di parole alla ricerca della recensione perfetta: questa compila è una vera BOMBA.
Eccoli dunque gli Strange Flowers da Pisa che, allo scoccare del 30° anno di attività, festeggiano con un doppio cd e 30 tracce da volare letteralmente via.
Il meglio è già arrivato a quanto sembra nonostante il titolo di questo psichedelico tributo che annovera, per completezza, ben 5 inediti (3 registrati per l'occasione) e nuovi mixaggi e produzioni, spaziando tra tutti i 7 album all'attivo della band di Michele Marinò (voce e chitarra) unico perno inamovibile fin dagli esordi del 1987.
Marinò che per l'occasione si è prontamente riunito ai compagni della prima line up per coronare, con invidiabile dovizia di particolari, una carriera spesa tra alti (molti) e bassi (davvero pochi) sia qualitativi che quantitativi.
Parafrasando infatti la presentazione nell'esaustivo booklet, zeppo di fotografie inedite, "gli Strange Flowers sono il combo che ha spesso flirtato col successo senza mai afferrarlo" e questa sfiga ancestrale, a mio avviso, è stata la loro "fortuna" perchè li ha consegnati di fatto al mito della musica indie italica.
Rendendosi allo stesso tempo canonizzatori e pregiati interpreti, in maniera più articolata di altri artisti contemporanei e conterranei, della neopsichedelia tricolore: assolutamente unica nel coniugare il sound di importazione, tanto inglese quanto americano, con le sfumature lisergiche locali.
Insomma, un pò Beatles, un Pò Syd Barrett, un pò Cream, un pò Byrds tanto per capirci qualcosa. Con quel mix di genuinità in più che rende ogni canzone di un altro livello compositivo, costringendoci anche all'impossibilità di scegliere una traccia piuttosto di un'altra nel lettore cd.
Insomma applausi agli Strange Flowers e applausi ad Area Pirata per la sua monumentale opera di divulgazione sonora, perchè la buona musica (si spera) non morirà mai.
Qualunque essa sia!








Davide Monteverdi


giovedì 28 dicembre 2017

A New Bunch from Area Pirata 2017.


Album grintoso questo "Between The Lines" dei bolognesi The Classmates, il secondo per l'esattezza dopo l'esordio del 2015. 10 tracce registrate e masterizzate tra Treviso e Chicago che ci restituiscono un power trio che maneggia con personalità spiccata del materiale altamente (e positivamente) radioattivo. Muovendosi tra i meandri spigolosi e affascinanti di certo glam rock e pre punk, per sconfinare senza vergogna alcuna in territori garage e power pop, "Between The Lines" soddisfa infatti tutte le aspettative candidandosi anche come ottimo prodotto italico da esportazione, trainato fin dall'incipit "Clerk" con un piglio che la dice lunga sulle velleità della band. 






Vengono da Teramo le Wide Hips 69, band 75% all female se non fosse per Gabriele l'invidiatissimo batterista, sono potenti e slabbrate e ci regalano il loro nuovo album "The Gang Bang Theory" con un certo qual senso di rude fierezza. Il loro immaginario affonda le radici tanto nei suoni delle L7 quanto delle Runaways, declinati in maniera ancora più perversa, se possibile, seguendo dettami garage e punk qua e là ingentiliti da incursioni soul e glam. Registrato in presa diretta "The Gang Bang Theory" è un vero e proprio cazzotto in faccia a cui rispondi col sorriso ebete: c'è la cover giusta ovvero (You Gonna Make Me) Want You di Sandi Sheldon, c'è l'attitude stradaiola un pò MC5 e Stooges, c'è sessimo politicalmente scorretto a go go.
Insomma anche qui 10 tracce che volano via come il pane, piacevoli, consapevoli e che guardano lontano verso altri mondi, ormai molto più prossimi.
Brave Cristina, Daniela, Lorena.





Davide Monteverdi.



mercoledì 18 ottobre 2017

COCKROACHES: "REST IN PIECES" (Area Pirata, Cd 2017)


"Rest In Pieces" è l'album giusto al momento giusto.
O meglio, si avvicina Halloween e la manciata di pezzi che i Cockroaches ci lanciano addosso come sanpietrini, e non perchè siamo bellissimi, incarna la colonna sonora ideale per una notte oscura di balli sciolti ed epilettici.
Psychobilly in your face con un piglio energetico e saturo che recupera il meglio dal passato, superandosi nella reinterpretazione dei classici 3 accordi con perizia, intelligenza e un'attitudine punk/grandguignolesca assai lontana dall'essere stucchevole e ripetitiva e che rappresenta il vero plus dell'album.
Insomma i kids di Roma, ormai quartetto super rodato, buttano sul piatto un upgrade assai "contemporaneo" del genere, al punto tale che non sfigurerebbe in nessuna Battle of the Garage in giro per l'Europa.
Le grafiche dell'album sono accurate e super stilose, il background acclarato fin dall'intro, l'interpretazione sull'orlo dell'esaurimento nervoso di Bandido Maldito è la ciliegina sulla zucca sanguinante: "Rest In Pieces" si rivela dunque un secondo lavoro completo e ben orchestrato in tutte le sue sfumature, featuring compresi, grazie al puntuale apporto strumentale di Mr.Hyde (batteria), Greri (chiattarra) e Labanero (basso).
Pioggia di sangue (farlocco) assicurata e divertimento a go go con gli Scarafaggi aka Cockroaches.






Davide Monteverdi



domenica 20 agosto 2017

EFFERVESCENT ELEPHANTS: "GANESH SESSIONS" (Area Pirata, Cd 2017)


Area Pirata, sempre sia lodata, riesuma questa session degli Effervescent Elephants datata 2013 nell'ambito di un'ampia operazione di recupero di ciò che definiremmo memoria storica, preziosa memorabilia, nuova coscienza di massa e quant'altro all'insegna dell'italian pride musicale.
Impresa titanica certo, da cui non sfugge, chiaramente per merito, la band di Vercelli capitanata da Lodovico Ellena il mastermind della neopsichelia tricolore degli anni 80.
"Ganesh Sessions" fotografa con precisione millimetrica il (probabile) testamento sonoro post collaborazione con Claudio Rocchi del gruppo: le influenze orientali riattate, la devozione quasi totale ai primi Pink Floyd e Syd Barrett, quell'amalgama unica che ha reso le sonorità degli Effervescents Elephant motivo di culto al di là di mode e redazionali.
L'album esce qualche mese fa in confezione digipack limitato a 300 copie e gli 11 pezzi della tracklist altro non sono che reinterpretazioni 2.0 di alcuni loro cavalli di battaglia tra cui spiccano per impatto  "Indian Side", "Radio Muezzin", "My Generation", "It's Raining" e le immancabili cover di "Maze" (Barrett) e "Astronomy Domine" (Pink Floyd).
La vera sorpresa però è "December" brillantissima cover degli Strange Flowers, orgoglio pisano, suonata e vissuta con un'intensità devastante: come se i Dream Syndicate strafatti di acido ed il Paisley Underground tutto fossero nati e cresciuti nella tranquilla provincia piemontese di una dimensione parallela. In un solo aggettivo STUPENDA!
In chiusura si fa apprezzare anche "Astral Raga" la lunghissima composizione (11'23") in memoria di Claudio Rocchi, vero e proprio mentore degli EE, che ha le tinte del viaggio cosmico senza tempo e senza direzione più che di masturbazione estetica.
Resta poi lo spazio per il remix elettronico di "Apollo e Le Muse"a chiudere "Ganesh Sessions", brano scritto a quattro mani proprio con l'artista milanese, e che non stona assolutamente nel quadro d'insieme di questo bel progetto.
Ecco: questi erano gli Effervescent Elephants, dervisci in un'Italia irriconoscibile e forse riconoscente, corrieri cosmici votati all'esotismo e alla psichedelia sixties, sciamani sinceri al netto di pesanti etichette e tristi revivalismi 





Davide Monteverdi.