Visualizzazione post con etichetta surf music. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta surf music. Mostra tutti i post

lunedì 9 novembre 2020

The Ghiblis: "Domino" (Area Pirata, CD ltd. ed. 2020)


Piacenza non è nuova a queste sortite con armi non convenzionali, in fuga da garage diroccati e spiagge radioattive che abbracciano il Po arrossato dai tramonti autunnali manco fosse l'Oceano Pacifico.
Piacenza Beach è un luogo ideale che fonde spirito ribelle e musica esotica, dove strani figuri si muovono sfruttando le ombre di palme plastificate in cerca di onde soniche da cavalcare senza limiti, come se il Domani ci aspettasse al varco con rodei meccanici e falò a perdita d'occhio.
Tra questi dropouts si muove anche un quartetto spregiudicato - quanto epicureo nel godere dei propri misfatti - che esordisce sulla lunga distanza (dopo un ep e un singolo) con l'ottimo "Domino": loro sono The Ghiblis sorta di centrifugato testosteronico e hard boiled di Hermits e Diabolico Coupè, figli della stessa terra e destinati - per linea di sangue - a confermarne l'aura leggendaria.
Undici sono le tracce dell'album, tutte strumentali (e originali tranne "Yesega Wat") e spalmate in poco più di mezzora, che pompano gioia e cazzeggio analogici in questa quotidianità sciagurata dove "Paranoia E Disperazione Sono la Mia Colazione".
Surf Music, Exotica, Lounge, Rock And Roll, Etno Jazz e arzigogoli Poliziotteschi vengono sparati con il riverbero ad alzo zero sulla depressione pandemica, un'allucinazione caleidoscopica che travolge a botte di sax e zigulì lisercici la maledetta nebbia padana, inneggiando però a ben altre latitudini geografiche.
Il Sig. Piero, Nick, Dandy e Zilion sono (ex?) juvenile delinquents da affidare alle patrie galere nella migliore delle ipotesi - o sono, forse, solo anime perdute sulla via della redenzione? Vallo a capire - ma al posto delle solite arance, sosteneteli acquistando uno dei 300 cd gentilmente prodotti dagli adorabili rockers di Area Pirata.
Allora su le mani per The Ghiblis, l'unico vero antivirus con deliziosi effetti collaterali!


Ascolta: La Danza, Morpheus, Slow Grind,  Landing Place, Yesega Wat.


Area Pirata


Davide Monteverdi.

lunedì 16 luglio 2018

THE BRADIPOS IV: "Lost Waves" (Area Pirata, 2018).


Più di vent'anni sulla cresta dell'onda e non fare una piega.
Suonano così, ancora incredibilmente bene, i Bradipos IV ed oggi arrivano al traguardo del 4° album, questo "Lost Waves", che non sposta di un millimetro l'amore del combo casertano dalle consuete coordinate che guardano al nuovo continente d'oltreoceano. E più precisamente alle spiagge californiane dei primi anni '60, nel pieno dell'impeto innocente e ingenuo pre Vietnam e pre Summer Of Love. Con in più una verve emo(tiva) ereditata dal recente tour che li ha portati a spasso nel deserto tra Las Vegas e Joshua Tree. Luogo colmo per antonomasia di visioni e finzioni, solitudine e creatività, dissoluzione e viaggi astrali, e che ha decisamente influenzato il loro spettro compositivo elevandolo ad una maturità che in precedenza pareva già acquisita, ma che in realtà oggi si è sviluppata ben oltre ogni confine creativo di genere.
Da tutte queste nuove esperienze nascono le 10 bellissime tracce originali e le 2 cover di pregio ("Ghost Hop", "Siboney") dell'album che vanno così a puntellare un blend perfetto tra musica strumentale e surf, non solo grazie a chitarre scintillanti e chirurgiche, ma anche al minutaggio medio che fila via veloce senza un attimo di tregua o noia.
I Bradipos IV con "Lost Waves" confezionano l'album più equilibrato e vibrante della loro carriera confermandosi, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, come una delle migliori band strumentali al mondo.






Davide Monteverdi

martedì 10 luglio 2018

LA LUZ: "Floating Features" (Hardly Art, 2018)


Terzo album per il quartetto di Seattle californiano d'adozione (le ragazze risiedono ora in pianta stabile a Los Angeles) sempre via Hardly Art, sottoetichetta nell'orbita Sub Pop, e prodotto con grande eleganza da Dan Auerbach dei Black Keys.
"Floating Features" esce nel Maggio di quest'anno centrando il primo obbiettivo, ovvero classificarsi come lavoro dal taglio prettamente estivo e delicato come un pugno di sabbia cullato dal vento.
11 tracce che non tradiscono le origini indie del combo, guidato dai vocalismi sensuali di Shana Cleveland (voce e chitarra) e da tutto quell'immaginario che pesca a piene mani nel repertorio di band femminili (e non) degli anni '60/'70, tra psichedelia desertica e folk, suggestioni surf e volute dreampop/shoegaze proprio nell'anno del loro grande ritorno.
Insomma "Floating Features" è musica luminosa, soffice, trasognata, cinematica e perfetta per le gite fuoriporta della domenica o per i falò in spiaggia dopo il mare ristoratore.
Un ascolto che suggerisce l'heavy rotation immediata, cavalcando l'onda lisergica già dai primi minuti grazie al Farfisa di Alice Sandahl e al poderoso cesello ritmico della batteria di Marian Li Pino e del basso pulsante di Lena Simon.
Uscito a tre anni di distanza dal precedente "Weirdo Shrine", "Floating Features" si fa amare come un gattino trovato per strada, in maniera del tutto innocente e appassionata. Soprattutto grazie al generoso balzo in avanti sia a livello compositivo che strumentale confermandosi così, senza fatica, la raccolta di canzoni più completa delle La Luz dall'esordio a oggi.
"Loose Teeth", "California Finally", "The Creature", "Greed Machine" e "Don't Leave Me On The Earth" piacciono subito e sarebbero le sicure hit agostane in un mondo migliore e sghembo come pochi.
Ora basta pensare, è tempo di chinotto, tamburelli e peyote.







Davide Monteverdi.