Visualizzazione post con etichetta Sacri Cuori. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Sacri Cuori. Mostra tutti i post

mercoledì 27 giugno 2018

GDG MODERN TRIO: "Spazio 1918" (Brutture Moderne, 2018)


"Spazio 1918" è un album che ti fa letteralmente volare via di testa.
Non c'è altro da dire.
Parliamo di pura magia sonora e compositiva, di una sommatoria di talenti virtuosi della scena Off italiana che cesellano 11 brani fuori dal tempo e dalle latitudini.
Loro sono Bruno Dorella (Ronin, Bachi Da Pietra), Stefano Ghittoni (Dining Rooms, Tiresia) e Francesco Giampaoli (Sacri Cuori, Brutture Moderne) all'esordio sulla label Brutture Moderne dopo 2 anni di intenso lavoro in studio di registrazione.
Parliamo di musica cinematica, di landscapes avvolgenti e dal volto umano, di macchine al servizio dell'ingegno e della sensibilità flessibile di artisti dal sangue caldo ma misurato, dai suoni obliqui ma carezzevoli in ogni singolo episodio.
Davvero una bella sorpresa "Spazio 2018": un susseguirsi lisergico di strumentali (tranne la favolosa "Spirit" cantata da Ghittoni in versione Greg Lake cosmico) che paiono piccoli sketch per film dal glorioso passato, trafitti come sono da schegge di Funk e Trip Hop, Afro e Jazz, ElettroAmbient e Psichedelia, ammaestrate alla perfezione in un'amalgama struggente ed altamente evocativa.
I GDG Modern Trio sono bravi a brandire chitarre, synth, samples e beats come consumati esorcisti nel tentativo di sintetizzare la notte, i suoi marciapiedi chiazzati di stelle pieni di demoni rozzi e deliri ipnotici, per poi somministrarla di giorno in blister di pura resistenza musicale alla Banalità.
Insomma applausi a scena aperta per "Spazio 1918" e attendiamo i GDG Modern Trio nella dimensione che più ci piace, quella live!










Davide Monteverdi

mercoledì 20 dicembre 2017

Emmanuelle Sigal: Table Rase (Brutture Moderne, Cd 2017)



Il nuovo album di Emmanuelle Sigal "Table Rase" è, sintetizzando al massimo, bellissimo!
Senza se e senza ma.
E' proprio un'endovena di sottile goduria che ti invade quando lanci per aria aria le 9 tracce prodotte dalle mani esperte e delicate di Francesco Giampaoli.
Un lavoro davvero completo, dinamico, pieno di belle vibrazioni, suonato ottimamente (e come poteva essere diversamente) da gente del giro Sacri Cuori, modellato con tatto grazie al sagace uso delle tecniche di studio e a corollario di tutto, e di un ascolto piacevole e ripetuto in automatico, c'è pure Tom Waits, coverizzato in "Telephone Call From Istanbul".
L'artista franco israeliana, ora bolognese d'adozione, riesce nella non facile missione di creare un percorso ben equilibrato nella mezz'ora abbondante della sua durata, raccontando leggiadri quadretti esistenziali distillati tra cocktail pop e arpeggi da crooner, battute in levare schizzate di ritmi country folk, ed episodi di jazz swingato declinati in italiano, francese e inglese con una padronanza che spaventa (positivamente) per maturità.
Certo non stonerebbe veder esibire Emmanuelle in qualche club buio e fumoso degli anni 50/60, con piume di struzzo e una corona di zirconi a disegnare la fluente chioma corvina.
Ce la meriteremmo di sicuro, tra ovazioni e richieste di bis, mentre qualche entusiasta accenna passi di danza a due.
A timbrare la caratura immaginifica, e mai conformista, di "Table Rase" un mostro sacro della Dissonanza come Marc Ribot, ospite con la sua chitarra in ben 6 pezzi.
Allora, in casi come questo, è quasi meglio vivere la musica piuttosto che discettarne, perchè si corre il rischio di non centrarne l'essenza con contorni precisi: la percezione istantanea infatti è tutto davanti ad un bagaglio emozionale del genere.
Non sceglierò neppure la classica manciata di canzoni preferite, come ortodossia consiglierebbe, proprio per questo motivo: "Table Rase" è bello per l'impatto globale ed organico come gli episodi della vita che ci attendono.





Davide Monteverdi